ELISABETTA
SGARBI

aka BETTY WRONG
 

DIMENTICARE TIZIANO - GIROLAMO ROMANINO A PISOGNE

2010  /  25’

In collaborazione con Fondazione ASM

Dimenticare Tiziano - Girolamo Romanino a Pisogne

Dimenticare Tiziano - Girolamo Romanino a Pisogne

Di Elisabetta Sgarbi

Film in dvd + libro disponibili su IBS

Aveva lavorato a Trento, Girolamo Romanino, con l’intento tornare nella sua Brescia. Ma il potere e il prestigio del Moretto, allora imperanti, rimandarono l’appuntamento con la sua città. Arrivò dunque una commissione più piccola, in Valle Camonica, dagli agostiniani di Pisogne in Santa Maria della neve. A Pisogne si preparava “la ressa”.

Così, al riparo dagli sguardi della lingua ufficiale della pittura, ma con lo sguardo acre e “indisponente” puntato sempre su di essa, Romanino sprigiona una potenza pittorica inusitata, affresca le pareti e le volte, le ricolma di personaggi e colori della vita di Cristo, dà vita a una crocifissione matta e gremita, “cagnaresca e chiassosa”, dove il Cristo campeggia sopra una folla di popolani e cavalli e soldati pronti più per il mercato paesano e gaudente dell’ora di punta, per l’osteria o per lo stadio che per l’appuntamento con Dio nella Santa messa.

Siamo nel 1532, venti anni dopo la Cappella Sistina, di lì a poco Tiziano dipinge la Venere di Urbino, e Romanino di un solo colpo tellurico, smuove le zolle della sua terra, le trasforma in carne e sangue della gente, spinge a calci con violenza volgo e cavalli sulla scena, e fa perdere la testa alla macchina da presa che tenta di seguirlo ma lui, Romanino, frenetico e preciso, non si fa prendere, continua a dare voce e forme al caos senza paura di guardarlo in faccia.

E la scena di quella crocifissione si gonfia via via che la macchina vi indugia; sembra sia la macchina a tener buono quello scalpitare del chiasso popolano (beninteso che popolani sono anche i diavoli dalla lingua in fuori, gli angeli grassocci, i morti che vengono tratti fuori dall’Ade); quel chiasso, la macchina da presa, lo accarezza e lo vela, per farlo vedere; lo illumina e lo rabbuia, per dare riposo all’occhio e fargli vedere per la prima volta uno per uno, quelle terga di cavalli e contadini affollatisi a guardare come si scanna un maiale o si ammazza un Dio.